La Lotus 99T del 1987, l’ultima vettura della Scuderia britannica pilotata da Ayrton Senna, è passata alla storia per essere stata la prima formula 1 equipaggiata con le sospensioni attive a controllo elettronico.
Un sistema complesso, formato da sensori e da una piattaforma inerziale, che inviava comandi ad attuatori idraulici posizionati sulle quattro sospensioni determinandone il funzionamento indipendente così da mantenere inalterata l’altezza da terra della vettura.
Sperimentate anche dalla Williams, in quello stesso 1987, le “attive” non furono riproposte dalla Lotus sulla successiva 100T.
Per un loro ritorno a tempio pieno nella massima serie fu necessario attendere il 1992 e ancora l’intervento della Williams, che decise di equipaggiarvi la FW14B, sofistificata evoluzione della FW14.
Il sistema adottato sulla vettura progettata da Adrian Newey ne rilevava carico e velocità, quindi applicava una forza idraulica alla gestione degli ammortizzatori, incrementando il lavoro delle sospensioni in curva per mezzo di un liquido reattivo alla pressione, così da adattarne instaneamente l’esercizio alla velocità di percorrenza.
L’ottimale funzionamento del dispositivo favorì il dominio della FW14B, iridata con Nigel Mansell.
Presto tutte le Scuderie concorrenti ricorsero alle “attive”, ma in vista della stagione 1994 la FIA ne vietò l’utilizzo.
Il tema è tornato di attualità nel 2016 quando la Mercedes ne ha accoppiato un terzo elemento di tipo idraulico a ciascuna sospensione anteriore, “collegando” le ruote per stabilizzare l’altezza da terra della vettura e contenerne il rollio.
La FIA ne bandì l’impiego prima dell’inizio del Mondiale 2017. Questa tecnologia è applicata tutt’oggi alla produzione di serie.
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