La stagione di formula uno 1991 aveva lasciato l’amaro in bocca a Nigel Mansell. Ritornato alla Williams, dopo il biennio trascorso in Ferrari, l’inglese aveva disputato un Mondiale dai risultati altalenanti, segnato da noie tecniche e qualche errore personale e del suo box che ne avevano decretato la sconfitta in favore di Ayrton Senna.
Nigel si presentò ai nastri di partenza del Mondiale 1992 assetato di rivincita, desideroso di artigliare quel titolo piloti a lungo inseguito e più volte sfuggitogli, e sin dalle prime battute stagionali si intuì quanto fosse ampio il suo margine sulla concorrenza.
Al volante di una FW14B rivelatasi straordinaria, dotata di motore Renault e di efficientissime sospensioni attive, Mansell conquistò i primi 5 gp., scavando un solco tra sè e gli avversari: il compagno di squadra Riccardo Patrese, il tedesco della Benetton Michael Schumacher, astro nascente della F.1, il campione in carica Ayrton Senna, alle prese con una McLaren non troppo brillante.
Al ritiro in Canada, conseguente ad un proprio errore, Mansell fece seguire un tris di affermazioni che ne consolidarono ulteriormente la leadership, così nel Gp. di Ungheria gli fu sufficiente tagliare il traguardo in seconda posizione, alle spalle di Senna, per fregiarsi dell’agognato titolo di Campione del Mondo.
Nelle ultime 5 corse l’inglese si impose soltanto in Portogallo, pur scattando sempre in Pole Position, centrata ben 14 volte nel corso della stagione.
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