Nelle prime battute del campionato mondiale di F.1 la durata dei pit stop, ovvero le soste ai box effettuate dalle monoposto durante i gran premi, era alquanto lunga.

I meccanici atti alla sostituzione delle gomme ed al rifornimento di benzina necessari per il notevole chilometraggio in gara, operavano intorno alla monoposto per più di un minuto.

Per svitare i gallettoni che fissavano le ruote si utilizzavano dei grandi martelli ed il riempimento del serbatoio avveniva con tempi da distributore urbano. I piloti godevano persino del tempo necessario per scendere dalla vettura e rinfrescarsi un pò, e all’occorrenza dare una mano alla squadra.

Negli anni successivi, venuta meno l’esigenza di rifornire carburante e di sostituire i pneumatici da corsa, complice la riduzione della distanza chilometrica dei gran premi, le soste ai box furono dettate soltanto da forature o da piccoli guasti.

Soltanto nel 1982 la Brabham decise di ricorrere ai pit stop in maniera programmata per equipaggiare le sue monoposto di gomme più fresche e performanti.

Il divieto di effettuare il rifornimento di carburante in gara, tra il 1984 ed il 1993, rese i pit stop funzionali solo per la sostituzione dei pneumatici, mentre la loro reintroduzione, nella stagione 1994 e fino al 2009, favorì l’attuazione di strategie che finirono molte gare ai box.

Dal 2010 le soste vengono effettuate nuovamente soltanto per sostituire i pneumatici.

Gli addetti di ogni team, attraverso una iper-specializzazione, ha portato l’effettuazione dei cambi gomme in meno di 3 secondi.